lundi 11 avril 2011

Dizionario del dialetto di San Marco in Lamis

di Vittorio Polito. Il noto storico, poeta e scrittore barese Armando Perotti (1865-1924), sosteneva che «Chi predica la prossima sparizione dei dialetti, invocando il giorno felice in cui tutti gli italiani parleranno, come insegna la Crusca - Accademia sorta a Firenze nel 1583 con lo scopo di vigilare sul buon uso della lingua italiana - è un illuso, per non dir peggio, chi crede alle generalizzazioni e non sa che la forza della vita sta nella individualizzazione». La conferma che Perotti aveva ragione è data dalla pubblicazione di nuovi libri, grammatiche e dizionari che vedono la luce costantemente, a testimonianza dell’importanza del dialetto, nostra prima lingua, che ci contraddistingue come un’etichetta, che indica le nostre radici, insomma la nostra carta d’identità.

Il dialetto è un patrimonio da non disperdere in quanto strumento di comunicazione, di cultura, di esaltazione della parola, quindi da insegnare ai giovani per tramandarlo ai posteri. Il dialetto è anche una forma di linguaggio verbale più immediata e nello stesso tempo più sofisticata, in quanto riesce ad imprimere quel tanto di drammatizzazione al nostro parlare, funzionando l’espressione dialettale come efficace rafforzamento del nostro eloquio. Oggi i dialetti si sono italianizzati e tendono a tralasciare gli antichi termini per cui è del tutto inutile accanirsi a ricercare e riportare in auge vocaboli arcaici non più in uso e difficili da comprendere.

Una delle più recenti pubblicazioni, almeno per quanto riguarda la nostra Regione, è il “Dizionario del dialetto di San Marco in Lamis” di Grazia e Michele Galante (Levante Editori, pagg.1136 + 32 fuori testo - € 50). Una poderosa opera che si avvale della prefazione di Tullio De Mauro e della postfazione di Joseph Tusiani.

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